mercoledì 18 settembre 2013

Solo importante o semplicemente imprescindibile?

(Sottotitolo : quando trenitalia fa riflettere. )

Riporto fedelmente una parte di quello che ho scritto ieri pomeriggio, mentre ero su un treno che mi riportava a casa con quaranta minuti di ritardo.

Il fatto è che si tratta di me, e io mi considero importante. 
Io sono importante. Quello che voglio è importante.
Importante...o fondamentale? Sono forse imprescindibile? Oppure posso prescindere da me stessa senza sentirmi "tradita"? Quand'è che mi deciderò a crescere e ad affrontare affrontarmi? Se crescere vuol dire andare contro tutti e tutto, vorrà dire anche andare contro se stessi?

Quattro fogli pieni di domande. Stavolta non c'entra niente l'università, l'amicizia, la famiglia o il futuro. Stavolta ci sono solo io e le mie paure. A ventiquattro anni posso ancora permettermi di parlare di "crescita"? Non sono matura sotto tutti i punti di vista allo stesso modo. Sono responsabile, cauta, organizzata, ma sono pronta? Forse no.
Finora ho sempre avuto delle idee (o dovrei chiamarli idealismi?) che hanno...condizionato il mio pensiero, ma è bastato un attimo di esitazione, un gesto azzardato e ho dovuto rimettere tutto in discussione.
Quello che credevo importante è veramente qualcosa dalla quale non posso prescindere? Che cosa perderei se cedessi, o avrei perso se avessi ceduto?
Io sono questa qui. Mi sono sempre conosciuta così. Ho vissuto per tutto questo tempo con una maschera? O le persone ad un certo punto cambiano, per forza di cose, per le circostanze, perché...crescono? Allora la domanda giusta è : mi andrebbe bene diventare qualcos'altro?

Non avrò una sola risposta a tutte queste domande, perché dovrei scavare troppo in fondo per cercarla. Non l'avrò neanche all'atto pratico perché il tempo è scaduto e sto per partire e le occasioni sono...finite.

 ♥

venerdì 13 settembre 2013

Ancora tu? Non dovevamo non....leggerci più?

Pensavo di non riuscire ad aggiornare il blog in questo periodo e invece...eccomi qua! Considerando però il fatto che non ci sono novità in nessuno degli emisferi che frequento più o meno giornalmente, mi son detta "perché non sfruttare l'occasione per riaprire il vaso di Pandora ehm...la para-rubrica sui telefilm?".
Et voilà.

Oggetto della disquisizione di quest'oggi : SEX AND THE CITY.

Dal 1998 Carrie e le tre dell'Apocalisse (Miranda, Charlotte e Samantha) saltellano da un uomo all'altro, spostandosi in taxi e su tacchi vertiginosi per le vie della Grande Mela. Sognano e vivono di Manolo, Jimmy Choo, matrimoni, carriere al top e prestazioni da...urlo! Carrie racconta tutto questo nella sua rubrica, omonima del telefilm (non ho ben capito se è la rubrica che dà il nome al telefilm o il contrario, ma penso sia come chiedersi se è nato prima l'uovo o la gallina, no?). Trama, riassunti e altre curiosità : qua. Anche se dubito ci sia ancora qualcuno che vaga per la blogosfera ignorando l'esistenza di questa ormai storica serie.


Questa qui sopra è sicuramente una delle scene più famose. Siamo ancora agli inizi della serie e alla fine degli anni novanta, come si può facilmente intuire dalle pettinature e dall'abbigliamento. Guardare le prime puntate è stato un trauma, un po' come con Beverly Hills, quando passavo puntate intere chiedendomi perché Brenda&co. si ostinassero ad indossare quei camicioni a quadri che neanche il peggior cowboy del Connecticut (e non so neanche se in Connecticut ci sono dei cowboy!).
Il pensiero che mi ha attraversato la mente più e più volte almeno per le prime due (facciamo tre!) stagioni è stato "Carrie, cara, se hai 400 dollari per comprarti delle Manolo, mi spieghi perché non investi anche un'altro cinquantino per un bel wonderbra? O anche un semplicissimo reggiseno di Victoria's Secret?". Le altre non erano da meno, ovviamente. Sarò stata anche una piccola e innocente creatura di neanche dieci anni a quel tempo, ma non ricordo di aver mai visto tanti capezzoli fare capolino attraverso il cotone leggero di una t-shirt o dalle trasparenze di un abito di...chiffon? E se li ho visti sicuramente non ero in giro per la strada, ma stavo guardando il Bagaglino in tv (infanzia bruciata!). Non ho ricordi in merito, forse perché nel lontano '99 io e le mie tette neanche sapevamo della reciproca esistenza (situazione durata per molto tempo peraltro, ancora oggi siamo in fase di conoscenza!), ma non venitemi a raccontare che non avevano già inventato il reggiseno.
Ad ogni modo, non è stato solo questo piccolo particolare che mi ha amareggiata e anche un tantino delusa...
Inizialmente pensavo che abbinamenti di fantasie, accostamenti di colore e scelte stilistiche sarebbero migliorati pian piano (piccola nota: in quasi tutte le serie che ho visto nelle prime puntate lo stile dei personaggi lascia moooooolto a desiderare per poi diventare più curato, non dico ricercato, ma almeno curato..in seguito!) ma non se n'è vista l'ombra fino alla quarta stagione. Quei sandali con i pinocchietti, i "toppini", passatemi la parolaccia, microscopici, le bandane in testa, quelle scarpe con la punta squadrata. Iniziavo seriamente a chiedermi se tutta l'aura di perfezione costruita intorno a questi personaggi fosse un'invenzione di qualche fantasiosa e disperata amante del genere. Per fortuna poi le cose sono migliorate, e quindi uscimmo a riveder le stelle. Scompaiono i capezzoli, arrivano i reggiseni, anche se sempre in bella vista, ma meglio di niente! Le scarpe finalmente diventano dei divini sandali con il tacco a spillo, i capelli acquistano delle sembianze normali e diciamo addio per sempre a quei turbanti e a quelle code di cavallo assurde. Amen.

Perché c'è una bella differenza tra questo...



..e questo!!!!!!!



Per quanto riguarda l'argomento "boys", che è anche la materia prima per il lavoro della protagonista e quindi della serie, non c'è tanto da dire: se qualcuno fosse stato assente alle lezioni di educazione sessuale a scuola (o nella vita!) consiglio vivamente la visione di almeno una o due stagioni per considerarsi...idoneo ad esercitare. Visto che i risvolti sentimentali, almeno nei casi in cui ci sono stati, sarebbero fin troppo lunghi e complessi da spiegare o da commentare, ho pensato di limitarmi a pure e semplici osservazioni...estetiche.


Ehm.

Togliamoci il dente che duole, e parecchio. Io sono del partito Aidan.
Tanto amore per Aidan. Tanto ♥ per Aidan. E poca sopportazione per i capricci di Carrie.
Lo sapete tutti, no? Che poi si sposa con Big. Suvvia, non è uno spoiler a meno che non abbiate vissuto in Alaska o nella foresta amazzonica o in Tibet negli ultimi...cinque anni! Dunque, dicevamo...
Carrie si sposa con Big, ed è giusto così, infatti alla fine della sesta stagione mi son fatta anche il mio pianto conclusivo di rito (ogni serie tv tendenzialmente mi porta alle lacrime verso il finale di stagione, ahimè...), ma questo non significa che il mio tipo non possa essere un altro. Aidan è il mio tipo.
Bellino, dolce, simpatico, sicuro, protettivo, accogliente, buono, intelligente...bravo, in tutto.
Big però è Big, è il LUI di LEI, non poteva essere altrimenti, e se gli autori avessero provato a stravolgere questa certezza assoluta non sarebbero vivi per raccontarlo perché gli accaniti fan della serie li avrebbero linciati al primo accenno di cambiamento.
Gli altri? Il primo marito di Charlotte è caruccio, Harry (il secondo) è meraviglioso, anche quando le gira nudo per casa sfidando il suo alto tasso di pudicizia, e vorrei far notare che a renderlo così meraviglioso non è il suo aspetto fisico ma il fatto che la faccia ridere. Steve...è Steve! Inizialmente pensavo fosse scemo, cioè che avessero deciso di farlo apparire come un cretino, uno spiantato, ma uno che riesce a farsi amare e ad amare una donna come Miranda può essere solo un genio. Il capitolo Samantha è pieno di virgole, almeno fino all'arrivo del magnate alberghiero, che a me non è mai piaciuto, dopodiché c'è Smith, un adone biondo che riesce a scioglierla e a tenerle la mano mentre passeggiano per strada.
Avrei tanto voluto contarli, tutti quelli che sono passati per i letti (e non solo!) delle nostre care eroine, ma neanche ci ho provato! Mission impossible : failed.


E loro? Loro le amo, un po' tutte...e un po' nessuna. Sì, perché non c'è una che rappresenta il mio ideale di donna o che sento particolarmente affine a me per motivi caratteriali o per stile di vita. Le amo per la loro amicizia. L'ideale di amicizia sincera, gratuita, disimpegnata, che ti lega per la vita nonostante gli uomini, i bambini, i gioielli, i viaggi, i traslochi, il lavoro e i mille problemi che abbiamo tutti. L'amicizia che vorrei, e che penso chiunque dotato di un minimo di cervello vorrebbe.
Il modo che hanno di spalleggiarsi e non usarsi a vicenda, come riescono ad urlarsi in faccia insulti ed affetto, mi domando se sia tutto così perfetto solo perché stiamo parlando di un telefilm o se anche nella realtà esista qualche forma di rapporto interpersonale che si avvicini a questo...."modello". Forse è un'utopia, ma la amo proprio per questo.

Torniamo tecnici, altrimenti mi metto a piangere come una bambinetta commuovo. Non troppo tecnici altrimenti sarei presuntuosa, io mica faccio la sceneggiatrice o la critica, che ne so cosa c'è veramente dietro a tutto questo? Vorrei però riportare alcune riflessioni...
Innanzitutto le musiche, o le soundtracks come dicono in gergo : c'erano? Se non fosse per qualche flebile accenno nell'ultima stagione, prima non ce n'è traccia, ma vi prego di correggermi se ho scritto un'assurdità, magari sono stata sorda per i primi settanta episodi.
Per un lato negativo ce n'è uno positivo a rimediare : la voce narrante della protagonista. Adoro. Mi piace sentire le riflessioni alla fine dell'episodio, i pensieri che le passano per la testa quando scrive, le mille domande senza risposta che scrive alla fine di ogni articolo.
New York forse è troppo mitizzata. New York, in modo specifico Manhattan. Al minimo accenno di trasferta : la catastrofe. Un po' troppo Olimpo degli dei, addirittura lo scorrere del tempo è scandito dal modo in cui ogni stagione viene inaugurata, vissuta e lasciata...a New York, come se nel resto del mondo la primavera non fosse primavera, ma tant'è.... diamo a Cesare quel che è di Cesare, NY è veramente meravigliosa.


Dite che dovrei dare un voto ad ogni serie tv che "recensisco"? Naaaaaaa... non fa per me. Neanche posso dire "mi piace" o "NON mi piace" perché non avrebbe senso, non seguo cose che non mi attirano.
Quindi niente giudizi, ma sono convinta (e almeno le convinzioni lasciatemele) che sexandthecity si possa definire a tutti gli effetti una serie tv CULT, di quelle che conosceranno anche le nostre nipoti, I suppose.

besitos ♥